2019 2020-09-30T10:03:18+00:00

PELLE D’OCA

2019
mostra collettiva a cura di Lisa Andreani e Simona Squadrito
Apparatus22, Giuseppe Abate, Thomas Braida, Calori Maillard, Martina Camani, Mirko Canesi, Marco Ceroni, Nicole Colombo, Giovanni Copelli, Sara Enrico, Matteo Gatti, Marco Giordano, Diego Gualandris, Agnese Guido, Sebastiano Impellizzeri, Martin Kähler, Lorenzo Kamerlengo, Luca Loreti, Eleonora Luccarini, m, Sofia Mascate, Nicola Melinelli, Jimmy Milani, Ottavia Plazza, Giuliana Rosso, Marco Schiavone, Bianca Schröder, Francesco Snote, Gernot Wieland and Carla Åhlander
Villa Vertua Masolo, Nova Milanese (MB)

ph Martina De Rosa

Knowledge, 2019, legno dipinto, ferro, marmo bianco di Carrara, 180 x 130 x 35 cm

Crepuscolo, o della natura del gotico
Testo di Luca Scarlini

Gotico è sinonimo di presenza latente di timori ancestrali , qualcosa cova nell’ombra, qualche entità cerca udienza nelle nostre vite distratte. Crediamo di essere vaccinati dalla velocità della nostra vita presente, eppure basta poco per far ricominciare il gioco. Sullo schermo grande la musica ci porta dritta nella casa della paura, ma può bastare meno, una stanza vuota, che si fa camera dell’eco, o al contrario una dimora troppo piena, dove l’horror vacui prende alla gola. Su una collina, in Toscana, una signora anziana dispone bambole impiccate a una quercia e mette loro negli occhi le forbici da sarta che usava da ragazza. Poi le Barbie, trasformate in demoni, ululano tutta la notte, al ritmo del vento invadente, non lasciando dormire i vicini.
A San Pietro in Volta, nella estrema laguna di Venezia, una magione di pescatori ha le persiane spesse che sbattono giorno e notte al vento; il proprietario della casa, assai anziano, dialoga con i nembi che chiama per nome, in una sua personale partita a scacchi con gli elementi. Basta che un dettaglio prenda dimora nell’immaginazione troppo a lungo,che un sibilo si insinui nel timpano, che un pixel sia troppo presente nel campo visivo. E allora si insinua, nella nostra percezione, un crepuscolo, anche breve, della connessione logica degli eventi.
Il pictor optimus Giorgio De Chirico da par suo aveva spiegato come la metafisica, fosse, alla maniera di Schopenhauer, una perla che rotolava via dalla collana del quotidiano, costringendo a una nuova, repentina,  visione dei giorni, a cui inchinarsi, in omaggio a una repentina inquietudine. Sia quindi gotico il crepuscolo dell’abitudine, l’inquietudine della forma cangiante, il vento improvviso che si leva: tutte occasioni di mettere in crisi la concatenazione dei giorni.

PRESS
ATPdiary

Monster – 1, 2019, ferro verniciato a polvere, 120 x 85 cm
ph. Luca Matarazzo

Monster – 2, 2019, ferro verniciato a polvere, 100 x 70 cm
ph. Luca Matarazzo

Monster – 3, 2019, ferro verniciato a polvere, 70 x 50 cm
ph. Luca Matarazzo

Monster – 4, 2019, ferro verniciato a polvere, 50 x 35 cm
ph. Luca Matarazzo

Thing – 1, 2019, ferro verniciato a polvere, 120 x 85 cm
ph. Cesare Lopopolo

Thing – 2, 2019, ferro verniciato a polvere, 100 x 70 cm
ph. Luca Matarazzo

Thing – 3, 2019, ferro verniciato a polvere, 70 x 50 cm
ph. Cesare Lopopolo

Thing – 4, 2019, ferro verniciato a polvere, 70 x 50 cm
ph. Luca Matarazzo

Thing – 5, 2019, ferro verniciato a polvere, 50 x 35 cm
ph. Luca Matarazzo

Thing – 6, 2019, ferro verniciato a polvere, 50 x 35 cm
ph. Cesare Lopopolo

Thing – eyes, ferro verniciato a polvere, 70 x 50 cm
ph. Luca Matarazzo

Untitled (rain), 2019, ferro verniciato a polvere, 100 x 60 cm
ph. Luca Matarazzo

Untitled (rose), 2019, ferro verniciato a polvere, 70 x 40 cm
ph. Luca Matarazzo

ROMANCE

2019
a cura di Greta Scarpa
BITCORP for Art, Milano

ph. Luca Matarazzo

Orny, 2019, legno dipinto, ferro, marmo bianco di Carrara, 180 x 130 x 35 cm

Ogni tanto, quando sono in metropolitana, imbattendomi nel viso di una bella ragazza inizio a fantasticare su come potremmo conoscerci per caso, scoprire le cose che abbiamo in comune, uscire a cena e finire a fare l’amore. Probabilmente questo fantasticare deriva dalla visione, durante l’adolescenza, di serie televisive romantiche come Scrubs o How I Met Your Mother, unita alle ricerche antropologiche svolte su PornHub. Non credo di essere il solo maschio etero a fare certi pensieri, i quali poi svaniscono obliterando il biglietto all’uscita.
I quadri rosa sono la trasposizione di questi pensieri. Al contrario di quando ci si reprime perché crediamo che un nostro pensiero possa essere frainteso o possa andare in contrasto con quello delle persone intorno a noi, questi sono pensieri liberi e mi piace l’idea che qualcuno possa volerli appesi nella propria casa. Possedere un’opera di questa serie vuole dire possedere la rappresentazione di un orifizio. Non è un’immagine particolarmente erotica di per sé perché nella maggior parte dei casi sono linee che formano una figura astratta, ma allo stesso tempo sono inequivocabilmente una parte anatomica legata alla sfera sessuale. Chi ci vive insieme sa che l’eccitazione sessuale fa parte della sua vita e quel pensiero probabilmente lo accompagnerà durante la giornata.
Questa è anche la ragione per cui mi sforzo di creare disegni sempre diversi tra loro, che non rispecchiano solo diverse anatomie ma che mostrino “persone” diverse, finendo così per essere realizzati per anime diverse.
Amerei vedere una coppia di giovani fidanzati che ridacchiano stringendosi tra loro davanti ad uno di questi pezzi. Lo amerei perché essere eccitati ed innamorati é una cosa stupenda. Adorerei che un ragazzo omosessuale ne avesse uno in casa e che guardandolo si ricordasse che non c’è niente di sbagliato in lui e che tutte le sofferenze e gli sforzi che ha dovuto affrontare non fanno più parte della sua vita da quando ha accettato chi è.
Ma ho anche imparato in questi anni che un artista non può scegliere il proprio pubblico.
Ognuno vede ciò che vuole; l’ho accettato, e anzi, trovo che sia uno degli aspetti più interessanti. Ognuno ha la propria personalità, i propri problemi, le proprie battaglie.
Come contrappunto alla serie Holes, ho inserito nella mostra una scultura di grandi dimensioni che rappresenta un volto mostruoso. Al contrario dei pezzi a parete che sono realizzati con disegni semplici e sintetici, questa scultura dipinta è più di impatto ma allo stesso tempo è molto più artefatta. Il ciclo rosa infatti viene realizzato tramite l’azione del mio dito sulla pittura e dalla formazione spontanea della ruggine sul ferro. Il mio controllo è molto relativo e con il passare del tempo il lavoro continuerà a trasformarsi. In qualche modo è un lavoro vivo, in evoluzione come il sentimento che rappresenta. La scultura invece è un compensato di quattro millimetri dipinto e sorretto da una struttura leggera in ferro. In foto o da una visione frontale possiede una grande forza ma non appena gli si gira intorno questa energia si perde e ne lascia intravedere tutta la sua fragilità. Il lavoro rimane invariato nel tempo, non può crescere, non può evolvere, può solo continuare a rappresentare quello specifico stato emotivo, così aggressivo e allo stesso tempo così fragile. 

Metaforicamente vedo la mostra come un omaggio alla forza della sessualità femminile contrapposta a quella maschile, credo però che l’intera operazione possa essere vista in maniera speculare. Due dei tre orifizi che disegno appartengono anche all’uomo, mentre la figura mostruosa dipinta nella scultura è talmente deformata da perdere ogni tipo di connotazione di genere. Non possiede né naso né orecchie, non ha denti ma zanne, non possiede peli o capelli. È una figura che rappresenta un’emozione o una personalità che può appartenere a tutti senza distinzione di genere. A volte ci sentiamo proprio così, a volte lo siamo veramente. Altre volte ancora vorremmo esserlo o lo siamo stati con chi abbiamo amato. Ma questa resta solo una sagoma dipinta. I pezzi rosa invece no, loro sono romantici e fieri.
#Holes è una serie che ho cominciato nel 2016, è la prima volta che espongo così tanti pezzi tutti insieme e ora che la mostra va componendosi mi immagino questi quadri esposti nell’ufficio come quei calendari di modelle nude appesi in certe officine meccaniche. In un certo senso servono a ricordarci anche mentre lavoriamo quali sono le cose davvero importanti. 

Luca Loreti
Milano 07/02/2019

PRESS
exibart

Fut fut, 2019, ferro verniciato a polvere, ruggine, 70 x 40 cm
ph. Luca Matarazzo

Clorp, 2019, ferro verniciato a polvere, ruggine, 50 x 30 cm
ph. Luca Matarazzo

Plap, 2019, ferro verniciato a polvere, ruggine, 50 x 30 cm
ph. Luca Matarazzo